lunedì 9 novembre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 08

Il secondo piano ha già più senso. Le mura non sono più distese lisce di ghiaccio, posso vedere finalmente dei mattoni! Si tratta pur sempre di pietre ghiacciate, ma abbiamo un cambiamento!
Cammino, saltello e roteo la spada eliminando nemici invisibili, così mi riscaldo, ed ogni tanto vado a sbattere contro il muro.
Percorro il perimetro del castello, per quanto le stanze ed i corridoi possano permettermelo. Sembra perfettamente circolare, anche le stanze seguono una curvatura particolare.
Non vedo più solo bianco, ora è un misto tra azzurro e grigio. Ci sono grate di ferro, sbarre e reti da qualche parte, mi accorgo che è una prigione. Sono già stato imprigionato in questo castello, ma non è lì che sono stato rinchiuso.
Qualche catena è appesa sul soffitto, ma non mi azzardo a toccarla per evitare spiacevoli conseguenze per il contatto tra carne calda e ferro freddo. Arrivo al centro della stanza e vedo un grande buco di scarico di ferro scuro, la forma è come quella che abbiamo noi nei lavandini.
Provo ad estrarre la protezione di ferro dal buco con la spada, e dopo vari tentativi ce la faccio.
Mi avvicino ed osservo; è un'enorme pozzo profondo. Una spirale di lame avvolgono il lungo muro dello scarico e, poi, vedo dell'acqua. Ancora sotto, in profondità, c'è la sala da pranzo del piano inferiore. E' diversa, però, è dello stile del secondo piano: pavimento di pietra fredda, sedie e tavoli scuri, è decisamente più reale. Al posto della sedia da capotavola c'è un fodero per una spada.
E' ovviamente un invito.
Faccio prima il giro del secondo piano per confermare il fatto che non ci siano altre scale. Fantastico.
Torno dal pozzo, tengo stretta la spada e cerco di farmi coraggio. In qualche modo dovrò andare avanti.
Mi tuffo in piedi, e le lame mi tagliano, mi trattengono perché sono in orizzontale, ed io cerco di farmi piccolo piccolo per riuscire a scendere in modo fluido.
Sento veramente dolore quando atterro sul tavolo, tutte le ferite bruciano all'unisono e mi scappano due o tre imprecazioni, ma ringrazio non so chi per non essermi fatto del male con la spada.
Scendo dal tavolo e, mentre mi trascino verso il fodero, il sangue torna in me, e le ferite mi si rigenerano. Nessuno mi porge il fodero, ed io vi ci infilo la spada.
Noto che fa meno freddo, mi dirigo verso la porta e la apro.

Leggiadro, attraverso.

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