giovedì 30 dicembre 2010

Arco della discesa del tempo 07

Mastico delle interiora, sporcando il mio muso di sangue.
A terra c'è un cadavere, un guerriero dall'armatura opaca e sporca, aperta come un barattolo di latta. Gli occhi sono senza più anima, sono morti.
Una volta ingoiato il primo pezzetto di intestino, rovisto nel corpo per trovare pezzi più gustosi.
Sono in una stanza buia, seduto carponi. Dietro di me l'energia del mio animo guizza e rotea come fumo, partendo dalle mie spalle ed arrivando al cielo.
In un angolo un altro corpo dilaniato, senza pelle e tagliato in due, giace senza vita.
Mi sono stancato di tutto ciò, davvero.
Dietro di me sento passi pesanti.
"Allora sei tu la strega, dovevo immaginarlo. "
"Già, già."
"È mio dovere ucciderti, lo sai?"
"L'hai detto fin troppo spesso. Ti ho ucciso infinite volte e ho mangiato il tuo corpo.
Perché continui a tornare?"
"Perché un eroe non si arrende mai."
"Sei un incosciente."
La mia anima appare con un sorriso spettrale, catturandolo e ponendo fine ancora alla sua vita.
Che fastidio, non ho ancora finito di mangiare questo pezzo.
"Piuttosto, trova un altro modo per uscire dal tuo castello di pietra."


Infine ha ascoltato il mio consiglio, perché non è più tornato. Però ci sono rimasto un po' male. Mi manca. Capisco che è vivo perché le rovine attorno a me si sono dissolte improvvisamente.
Ha affrontato un'avventura a cui non ho potuto assistere, perché questa volta non sono io il protagonista.
Una grande fumosa mano nera, che spunta dala mia spalla, mi porge una pillola, quella che ho dimenticato di prendere da un po'. La guardo infastidito. Non mi va di prenderla, ma lo faccio comunque.
Improvvisamente tutto ciò che ho fatto in questi ultimi giorni, o minuti, o secondi, si solidifica in uno strano miscuglio tra buonsenso e consapevolezza. E mi viene da sboccare.
Comincio a correre perché capisco che ho bisogno di andare da qualche parte da solo, dove meditare e soprattutto uscire da questa pazzia.
Ho bisogno di un castello di ghiaccio, e la strega può portarmici.

venerdì 8 ottobre 2010

Castello di ghiaccio, un cuore congelato, un cane congelato

Certe volte mi viene da pensare.. Perché sto vivendo ancora?
Ho vissuto sette anni stupendi.
In realtà fino ai tredici anni ho sempre avuto la sensazione di non esser cresciuto. Mentre i miei compagni si evolvevano e maturavano, io sono sempre rimasto lo stesso cretino.
Mi rinchiudevo in casa a giocare a pokémon, ogni giorno. A rivedere quel periodo con gli occhi di adesso, mi sembra che io abbia vissuto un periodo, tra i sette ed i tredici anni, terribilmente monotono e piatto. Un periodo a tinta unica dove crescevo solo fisicamente.
Poi in prima superiore comincio a confrontarmi con nuove persone, accantono un po' il vecchio me stesso e mi fertilizzo.
In seconda ho vissuto con due persone che mi spronavano, a loro insaputa, a crescere ogni giorno. Avevo la forza e la voglia di esercitarmi fisicamente e spiritualmente ogni notte. E mi avevano aiutato a credere.
Perché ho conosciuto internet, mi chiedo. Vorrei che fosse stato bandito e vietato da anni.
Ho conosciuto belle persone, è vero. Ma innegabilmente, il legame più forte è stato col branco.
Passarono un paio di anni in cui vivevo solo su internet. Che giorni sprecati.
Ho sbagliato un sacco nella mia vita ._.
Non dovevo avere internet, punto.
In questi ultimi tre anni un lungo filo rosso ha legato me e diverse persone. Ad ogni movimento io sentivo tirare e percepivo. Anche li ho fatto diversi errori.
Ma ogni azione mi ha portato a conoscere persone. Persone che casualmente avevo già visto ed avrei rivisto in futuro, perché ero destinato a conoscerle.
Persone che ho aiutato a crescere, mentre io riuscivo a non sentire freddo in quella grossa stanza fredda dentro di me. E quindi quella vita fatta di legami, legami rossi perché erano visibili da chilometri, sgargianti e vigorosi, aveva contribuito a farmi vivere una calda quotidianità dove sapevo che dopo ogni problema potevo rifugiarmi in quella tana calda fatta di paglia e fieno, abitata da scarti come me.
Dunque capite quanto importante fosse quel legame, vero?
Mano a mano si era composto quel sistema dove ognuno dipendeva dall'altro, ed eravamo seduti su un solido materasso fatto di fiducia. Ogni tanto litigavamo, ci prendevamo in giro, ci insultavamo. E, tempo due-tre giorni, e ci siamo perdonati.
E nessuno veniva abbandonato.
Facciamo un resoconto; fiducia, dipendenza, perdono. Eravamo una famiglia.
Anzi, per la prima volta posso non parlare al passato.
Siamo una famiglia, questo è quanto.
E qui ricado un po' sullo stereotipo meridionale, l'uomo che è andato lontano e sente la mancanza della famiglia.
Il punto è che ho deciso di essere forte, di resistere e di affrontare tutto con un sorriso.
Ma non ho un tavolo disordinato dove giocare a D&D e fumare.
Non ho un lungo cuscino su cui appoggiarmi, seduto a terra.
Non ho Savior, Mickael, PeGa, Hugotaru, RazoR e Mana sulla psp ad aiutarmi nelle missioni.
Non ho un fastfood dove i proprietari mi salutano, mi offrono le pizze e mi chiedono come sto.
Non ho un negozio dove il proprietario è un vecchio pettegolo che mi fa "il solito?" quando vado a comprare tre pepsi ad un euro.
Non ho un negozio di videogiochi che calorosamente mi saluta "WEE DECAOOO", che mi consiglia giochi e non ho una bella ragazza dei dvd a cui fare battute squallide per approcciare.
Molti diranno che sono stato coraggioso, a fare questo passo.
Io dirò che sono un idiota.
Non dico che è stata una scelta sbagliata..
Ma ho rinunciato davvero alla cosa giusta? Cosa mi farà stare meglio, la mia ragazza o i miei amici? Fermo restando che i miei amici non mi tradiscono, non fanno i capricciosi, non si stufano di me e non devo accontentarli, e la mia ragazza non posso dirlo mai con certezza perché si sa che in una relazione è tutta una variabile e che può spegnersi da un momento all'altro.
Poi quando litigo con lei, o semplicemente non c'è, io dove vado?
Sul letto, da solo.
Ecco, ho ottenuto questo.
Sto con la ragazza che amo, OK, ma oltre questo? Sono solo.
E non diciamo stronzate che loro ci saranno sempre, che basta una telefonata e minchiate simili. LO SO, LO SO.
Ma volete mettere una telefonata ad una pacca sulla spalla o un "Dai, ti offro una coca"?
Qualche giorno fa uno dei miei fratelli, perché l'ho detto siamo una famiglia quindi sono tutti miei fratelli, si è fidanzato.
Ed io non potevo dargli un pugno per auguragli "Ben fatto!" e cose del genere.
Ero felicissimo per lui.
Ma per me mi sentivo morire.

Dai, per farvi capire ho sempre vissuto in un castello di ghiaccio. Con i miei fratelli sono uscito ed ho cazzeggiato con loro, ed ho dimenticato quel cazzo di castello.
Ora ci son tornato.
Voglio vivere bene, sì, l'ho decorato e ci ho messo un calorifero. Invito la mia lady a bere un caffè e sorrido e scherzo. Ma ho sempre un fottuto freddo.

Devo davvero vivere tre anni o più, così?
Che cazzo campo a fare.. Non so se ce la farò.

mercoledì 11 agosto 2010

Arco della distruzione 00

Guardo il cielo e quella giovane promessa che decreterà la fine del mondo.
È un puntino scuro, pieno di fiamme, destinato a scontrarsi contro la mia terra.
Avorio dice che non morirò.
Dice che moriranno molti miei amici, che moriranno i miei genitori, i miei conoscenti, il mio cane, la mia scuola, almeno tre ospedali andranno in fiamme. Ma io e lei sopravviveremo.
Si è offerta di elencarmi le persone che scompariranno, ma io ho rifiutato.
Il cielo è rosso, le nostre giornate hanno assunto una tonalità cremisi ed è sempre il tramonto.
Mi sembra ovvio, quando quell'enorme palla infuocata raggiungerà il suolo sarà la notte dell'umanità.
Non ho la forza di stancarmi e lasciar perdere tutto, non posso permettermelo.
Mia sorella e dei miei amici si sono abbandonati al rapimento, si sono uniti a quella confraternita del cazzo di nudisti. Ma Avorio dice che non c'entra niente con la religione.
Su un cavalcavia come un altro fisso la fine del mondo. Avorio si avvicina e mi accarezza i capelli, ma io la allontano.
Lei trova questo cambiamento molto entusiasmante, ma io no, per niente e non voglio averci nulla a che fare. Tantomeno voglio avere a che fare con la veggenza, con i suoi capelli bianchi ed il suo entusiasmo.
Fisso il nirvana che sta ascendendo.

domenica 11 aprile 2010

Arco della discesa del tempo 06

Ci guardiamo intorno spaesati. Siamo sulla piattaforma rocciosa, con righe di muschio tra un blocco di pietra e l'altro, ed un portone ad un'estremità. Sento l'odore della natura provenire da terra ma altrove non si sente nulla. E' tutto bianco fuori dalla piattaforma, non capisco se di fronte a me si trova l'infinito o solo un muro invisibile.
Il Guerriero Dorato si avvicina al bordo e cerca di vedere cosa c'è giù. La Pietra Filosofale fa qualche passo indietro commentando - Brr, che paura di cadere. -
- Secondo voi - Suggerisco - Sarebbe una buona idea buttarsi giù? O dovremmo tornare indietro? - Il guizzo di pazzia nei miei occhi è nascosto dal mio volto indifferente. I miei compagni di viaggio mi guardano un po' stupiti. - Ma sei scemo? Non possiamo buttarci giù, non so nemmeno cosa possa succedere. - Dice la strega. Il guerriero aggiunge - Forse dovremmo tornare indietro, in qualche modo. - Con poca convinzione.
Perché sì, ho intravisto uno sguardo interessato. Mi rendo conto che è un'idea che lo affascina, ma lui ha paura, povero guerriero. Anche dentro di te c'è qualche rotella fuori posto.
Con tutta la mia abilità recitativa dico - E va bene, torniamo indietro. - Inserisco una buona dose di indifferenza e irritazione, quella che uso sempre.
E ci vuole una grande abilità a risultare credibili, quando l'adrenalina scorre nelle tue vene. I due commentano qualcosa di scarso interesse e tornano indietro, preoccupati, pensierosi.
Faccio due passi, mi giro e corro verso una direzione a caso. - Argento! - Urla il guerriero, con un tono falsamente sorpreso.
Salto giù dalla piattaforma e precipito. Sento i sussurri sorpresi dei miei compagni, sebbene sia già lontano. Dopodiché, tutto bianco, non ci vedo più. Con una forza quasi violenta, perdo conoscenza. Come se una volontà indicibile abbia calato il sipario, e spento le luci, in attesa del cambio di scena.
Apro gli occhi. Sono circondato dal buio, sono in ginocchio. Di fronte a me qualcosa si vede, ci sono delle rocce e dell'erba, qualche fungo. Mi rendo conto di essere in una grotta, dall'alto arriva uno spiraglio di luce grazie ad un'apertura delle rocce. Neanche mi preoccupo di vedere e capire cosa c'è all'esterno da quel buchino, so già che vedrò solo bianco.
Avverto delle fievole presenze dagli occhi rossi, arie divertite e sghignazzanti. Uno in particolare va sotto la luce e si fa vedere. E' una creatura bassa, magra, pelle viola, con la pancia rigonfia, tutto nudo. Capelli bianchi, volto quasi umanoide, occhi senza pupille, con pesanti occhiaie e mento grosso, lingua a penzoloni. Praticamente un mostro.
- Ohhh, tu sei Argento! Argento, caro mio! Non chiederti chi siamo noi, no, non chiedermelo eheh, te lo dirò io. Noi siamo l'amaro, siamo la consapevolezza. Non siamo mostri, lo sai, eheh, siamo nati da te e da Dorato, ma solo tu evidentemente vuoi raggiungerci! -
Sento altre consapevolezze che mi saltellano accanto, mentre soffocano le risate. - Perché ridiamo, ti chiedi, perché ridiamo? ahah, eheh. Quando ti rendi conto di qualcosa, non senti l'amara e delusa risata di disgusto? Siamo disgustosi, vero? ahaha, eheheheh. Che schifo. Non c'è bisogno di chiedermi nulla, smettila di pensare. Noi anticipiamo ogni tua domanda, siamo consapevoli dei tuoi dubbi dal momento che eheheh nascono. - Lui, essere immondo, gira la testa, muove la lingua e sputa quando parla. La consapevolezza è terribile.
- Stammi a sentire, renditi conto, eheheheh, renditi conto della situazione. Ti sei accorto del vicolo cieco in cui siete caduti, no? No? Avanti, avanti, renditi conto: siete stati fuorviati, allontanati dal vostro obiettivo. Il suo obiettivo qual'era, no? eheh, era uccidere la strega. Perché ora non vuole più? Perché ahahah siete di fronte ad un vicolo cieco? -
Una voce estremamente vicina e disgustosa dice -Uccidila- Altre risate seguirono l'affermazione. - Che sia cattivo o meno, ops, cattiva o meno, eheheheh, va eliminata, te lo diciamo noi, lo dicono tutti. E' una vipera che aspetta solo di sputare il suo acido su di voi, ehehAHAH. Che schifo, vero? Lo sai che fa schifo, lo sai che è una situazione di merda, ma devi farlo. -
Le altre, scimmiesche, saltellano e ridono, schiamazzano. Qualcuno dice - Usa la magia, usa la magia! - In tutta risposta, un'altra - Che te ne frega dell'ultimo incidente, tu SAI usarla, tu hshahaha PUOI, falla fuori, fai fuori entrambi, che te ne frega! -
Comincio ad avere paura, a fremere, quando la consapevolezza si fa più forte.
- Uccidili, UCCIDILI ENTRAMBI - - FAlli fuoOri, TUtti, fai La CoSA giuSTA - - LO SAI, LO SAI, CHE SEI PA..-
Apro gli occhi, sono fuori, sulla piattaforma. Respiro affannosamente, cerco di aggrapparmi a qualcosa. Mi ricordo di avere un bastone da mago. Perché sono un mago..
Mi appoggio alla verga, cerco di alzarmi e la guardo, luminosa. So usare la magia.
Torno dal mio compagno, torno indietro.

Eroicamente, indietreggio.










Nel profondo dell'oscurità, si sentono numerose risate. Quando la giustificazione si maschera di consapevolezza, non senti un certo sollievo? Non ti viene da ridere?
Lo sai che stai mentendo a te stesso, piccolo?
Che stai per fare?
Le voci da sotto terra raggiungono Argento, perché può sentirle sempre.
Semplicemente, non vuole sentirle.
ahahahahah.

lunedì 22 marzo 2010

Squarci di Willfire

Ricarico l'uzi, sputo a terra, guardo l'orizzonte ed urlo.
Nel cielo azzurro, nella terra nera, fumante, tra i cadaveri bruciati, tra la puzza di nuovo e del rogo.
Non te lo dirò mai, ma amo combattere con te, amo insultarti, amo fare a pugni con te, amo beccarmi i tuoi morsi, amo urlare il tuo nome fingendo di essere incazzato.
Non te lo dirò mai, ma adesso sto combattendo anche per te.
Sparo in cielo, come se ululassi.
Poi mi metto in cammino, ti devo ritrovare.

martedì 2 marzo 2010

Cubo di ghiaccio. 01

Chiudere gli occhi e resistere.
Continuare fino alla fine, sperando che non faccia troppo male.
Accorgersi che sanguini troppo.
Sono stanco di star seduto con le ginocchia a terra, tra queste lame arrugginite.
Più passa, più affondano.
E più mi immergo, più questa stanza si trasforma.
Da un bagno normalissimo, mi ritrovo in una prigione di ghiaccio. Fredda.
Le lame sono spilli congelati, rosse del mio sangue.
Ed io non posso fare a meno di immergermi.
Di stare ad aspettare, di respirare nuvole d'aria condensata.
Sto morendo assiderato, sto diventando tutt'uno con la stanza in cui sono rinchiuso, che ho creato. Nel freddo c'è solo la morte, ma è un silenzio trionfante, i miei pori fischiano aria compressa con uno stridore mai sentito.
Sembra la prigionia giusta per i miei errori.
Diventare un pupazzo di neve in una stanza vuota.
Sarebbe stupendo, se non facesse così male. E non ho il privilegio di abitare in una villa bianca, perché ho macchiato tutto col mio sangue.
Aspettiamo che questa stanza si riempia di neve, che sia naturale o dai miei occhi.
Appoggio l'orecchio al muro, mi abbandono ed aspetto. Sembra che anche al di fuori di questa stanza tutto taccia, che il freddo abbia dominato su tutte le pareti.
Tremo e sospiro. Spero sempre sia il mio ultimo respiro, invece è solo una goccia di sangue in più.

Soffro dietro queste mura.

lunedì 1 marzo 2010

Arco della discesa del tempo 05

Atterro con un tonfo.
Sollevo un nuvolone di polvere, qualcuno tossisce. Mi accorgo di non vederci.
E' tutto buio, nessun alone luminoso. Qualcosa non va.
" Che diamine succede? " Chiedo io.
" Non lo so, non mi è mai capitato prima. " risponde la Pietra Filosofale.
Il Guerriero Dorato spintona la porta trovata a tentoni. Al di fuori della nostra stanza si trova solo un pavimento grigio, logoro, fatto di mattoni. E basta.
Lo si può chiamar vicolo cieco, e c'è troppa luce per vederci. Il nulla ci circonda; in torno a noi si erige il regno del niente, mostrandosi a noi come infinito spazio bianco. E' una condizione così angosciante che potrei sedermi a terra allibito per ore. Quando mi capiterà di assistere ancora al nulla?
Il Guerriero Dorato cammina circospetto sulla piattaforma di pietre e mattoni sospesa nel vuoto. " Questo è un altro indovinello? "
" No, non avverto nessuna uscita nascosta. A costo di suonar ripetitiva, non mi è mai capitato di passare in una stanza del genere. " Risponde la Pietra Filosofale.
Siedo sul pavimento a gambe incrociate e rifletto. " Sembra più un vicolo cieco. E' possibile che abbiamo sbagliato strada? "
" No, in tutta la mia esperienza non mi è mai capitato di sbagliare.. "
" E' l'ennesima volta che dici una frase del genere. Sono stanco di sentirti dire che hai un'esperienza del cavolo. " Interrompe il Guerriero.
Guardo l'infinito.
Bene, ora che facciamo?

Eroicamente, ci fermiamo.

Arco della discesa del tempo 04

Atterro. Fluido, conciso, senza troppe moine. I miei compagni stanno aspettando.
Ci troviamo nella solita antica stanza quadrata senza soffitto. Una luce soffusa e dalla dubbia provenienza ci permette di vedere.
La porta si apre, non cigola nemmeno, ed il guerriero non impiega troppa forza.
Ci ritroviamo in una stanza ampia, quadrata ed assolutamente grigia. Sono rovine, di questo ormai sono sicuro. Polvere e luce spezzata cadono dalle finestre, un dolce sciabordio mi rende consapevole della presenza dell'acqua.
Infatti eccola. Una piscina quadrata, acqua scura in continuo movimento.
Il Guerriero osserva, la pietra sorride.
Quest'ultima esclama, maliziosa: "Ohh, adesso è l'ora di un bello spettacolo di nuoto sincronizzato! Farai così impressione ai pesci che smetteranno di applaudire ed apriranno una nuova porta~!"
Mi avvicino al bordo della piscina ed osservo i pesci grigi e rocciosi che nuotano nella penombra.
"Così" Asserisco "Anche voi vedete una piscina.."
Il Guerriero Dorato commenta "E' vero. Io vedo un lago artificiale. Li vedete, vero, quei pesci? Sembrano statue."
Piccole carpe riposano placidamente nel fondo poco illuminato, osservandole attentamente sembrano fatte allo stesso modo delle statue bufalo della stanza precedente.
Mi siedo a terra, ascolto l'acqua. Comincio: "Non posso parlare per esperienza personale, ma sono certo quando dico che per ogni cosa c'è un perché. Ogni vita, ogni edificio, ogni strada, ogni montagna è nata per un motivo. Può capitare di trovarsi in posti o situazioni nati apposta per provarti e renderti una persona migliore. Chi siete voi, e perché siamo qui?"
Passano un paio di secondi, la Pietra commenta dolcemente: "Rendiamoci conto della caducità di questo posto, della potenza dell'illusione. Io sono la Pietra Filosofale. Io sono la vita e la morte, io sono la conoscenza e l'ignoranza. Io sono la mente e l'anima. Ma soprattutto io sono, solo perché siete voi a volere che io sia."
Il Guerriero Dorato si avvicina a me e guarda in alto. Il mio sguardo accompagna il suo e mi fa notare la grande finestra sul soffitto. E' tutto di un bianco innocente e puro.
"In poche parole, tu non esisti." Affermo io.
"Invece esisto, dire che faccio parte di voi è dire poco."
"Guerriero, tu perché esisti?" Chiedo.
"Per salvare tutti.." Risponde poco convinto.
"Dove sei diretto? Dì la verità."
"Credo di essermi perso, lo ammetto. Sono arrivato qui per caso."
"Non dovevi uccidere la Strega?"
"Sì, è vero. Dovevo fare anche quello."
Interviene Pietra Filosofale, che si siede tra noi due: "Tutti abbiamo una strega da raggiungere, da salvare o da uccidere." Sorride. Si è fatta malinconica da quando ha ammesso di quasi-non-esistere.
Il Guerriero Dorato si perde fissando la luce. "Devo ammetterlo, compagni miei, mi sento un po' confuso. Ho perso di vista il mio obiettivo, e mentre parlavate di ciò, mi avete ricordato che i miei obiettivi paiono leggermente.. sfalsati. Non ricordo chi sono al di fuori di quest'armatura. Cosa c'è dentro questo pezzo di metallo? Quando ho deciso di indossarlo per combattere? Mi preparai a combattere per uccidere la strega ma, detto tra di noi, tra queste quattro mura, io non voglio uccidere la strega. "
Naturale, è parte di te.
"Perché allora mi sono preparato per questo? Perché anelo alla sua morte? La strega è nemica dei miei alleati, la strega ammalia e mangia le persone innocenti. Così mi è stato detto, così ho capito. Ho appena intrapreso questo viaggio e già ho dei dubbi.
La strega non è mia nemica, mi sembra quasi una forzatura..
Ho bisogno di parlarne con lei. "
Cautamente commento "Sembriamo dei pesci in una boccia di cristallo. Stiamo aspettando la nostra strega, solo lei può cibarci."
"Quindi~" Interviene Pietra "Forse non sono la strega che cercate."
"A questo punto posso azzardare a chiamarti nostra guida, o compagna." Risponde Guerriero.
Dopo qualche minuto di ponderazione, il Guerriero chiede "Pietra Filosofale, potresti toccare l'acqua della piscina..?"
Lei acconsente.
Nello stesso momento, tutti i piccoli pesci si avvicinano alla mano. Hanno finalmente trovato la loro guida. La loro strega. "Bell'intuizione." Mi complimento col Guerriero mentre l'acqua scende, velocemente, dando spazio al nostro passaggio per la stanza successiva. Quei pesci eravamo noi.
La nostra guida si butta a capofitto, il Guerriero Dorato esita un attimo.
"Ti vedo pensieroso, Guerriero. Cosa c'è?"
"Forse Pietra Filosofale non è la strega che cerchiamo.. ma a me sembra spaventosamente familiare."
Dopo qualche attimo, si butta giù. Tiro un sospiro, e mi butto anch'io.
Eroicamente, ci tuffiamo.

mercoledì 10 febbraio 2010

Squarci di Willfire

Per quanto sia inverosimile, sto affrontando un drago.
Non si tratta di un 'voglio farlo'.
Stiamo parlando di sopravvivere, di vincere e superare quell'ostacolo.
Non si tratta di 'devo farlo'.
Stiamo parlando della mia famiglia, dei miei amici, di tutto ciò che ho.
Emergo dalle fiamme, che surrealmente sembrano non farmi nulla. Perché non sto bruciando.
Stiamo parlando della mia vita, e della loro. Sputo la fuliggine che ho in bocca.
Non stiamo parlando di 'darò il meglio di me'.
Io supererò quest'ostacolo, perché non voglio nemmeno pensare alle alternative che ho.
Stiamo parlando di assolutismo, escludo ogni possibilità di fallimento.
Che vada affanculo quel rettile, che muoia quella stronza che mi ha gettato in questo casino.
Il moto della volontà di farcela mi muove; sono un burattino vivente che viene aiutato dai fili per farcela.
L'adrenalina scorre ovunque e mi sale agli occhi, ho le iridi splendenti.
Smetto di pensare, il mio ego razionale scivola via e dà il posto al mio ego bestia, l'ego che ce la farà.
Corro in avanti, come nessuno farebbe mai, schivo, rotolo, salto, come nessuno farebbe mai.
Il drago mi alita in faccia, ed io supero il fuoco. Perché il calore non fa nulla a me, che devo vivere.
Il drago mi morde, ed io subisco. Mi faccio mordere.
Come posso bruciare, quando dentro di me c'è il rogo della sopravvivenza?
Sparo nell'occhio al drago, una, due, tre, dieci raffiche di colpi col mio UZI.
Intorno a me tutto esplode. Il drago muore e le sue polveri festeggiano scoppiando.
Ho un braccio sbrandellato, adesso.
Ho una nemica, da qualche parte.
Ma cazzo, sono vivo. Lo sapevo.