sabato 19 marzo 2011

Sognami

— Ho fatto un sogno strano, sai? In pratica ero in una grandissima festa patronale, piena di palloncini e bancarelle. Allo stesso tempo era anche Halloween, quindi tutti si travestivano. Io non ero vestito da nulla, ma come al solito ero interessato nel cercare nuove conoscenze. E con conoscenze ovviamente parlo di ragazze, ah ah.
Beh per la strada ho visto una famiglia, una madre piuttosto anziana con dei palloncini e dei bambini che avranno avuto sui cinque o sei anni.
Lì vicino, c’erano due o tre ragazze. Una era bellissima, ricordo, ma non riuscivo a focalizzare il suo volto. Era vestita da strega, aveva il classico cappello a punta e un mantello viola.
Ricordo che ero interessato a lei. Abbiamo parlato un po’ ma non ho la minima idea di cosa ci siamo detti. Poi lei mi passa un biglietto, un vero e proprio biglietto da visita. Conteneva la sua e-mail, e in su c’era qualcosa scarabocchiato. Ma non ricordo cosa..
È stato orribile perché quando mi sono svegliato non mi sono più ricordato nulla, avrei dovuto segnarmi la e-mail appena sveglio e poi provare a contattarla. Magari avrebbe funzionato. —
Sul letto Akrahm guarda il soffitto, ascoltando tutto senza fiatare.
— Credi che quel contatto esista davvero? —
— Sarebbe fantastico, no? —
Abbiamo cambiato discorso abbastanza in fretta e non ci abbiamo più pensato. È ottobre, è appena cominciata la scuola ma non riusciamo proprio a studiare, quindi ci incontriamo ogni pomeriggio a casa sua per giocare con la PSP. Dopo ore di gioco Marco viene a trovarci. Sapendo guidare il motorino è libero di vagare e venire a trovarci quando vuole.
— Sono contento di non lavorare più, è stato estenuante. — Dice Marco.
— Ed hai anche uno scooter, cosa puoi avere di più dalla vita? — Gli rispondo.
Racconto il sogno anche a lui, e mi è parso interessato. Mi ha consigliato di parlarne con Kami, la mia ex ragazza. Lei è sempre stata interessata al paranormale, ricordo che le poche volte che ci incontravamo ne discutevamo parecchio. Purtroppo essendo una relazione a distanza è finita presto, ma potrei contattarla in chat e chiedere consigli.
La sera stessa la trovo connessa, e la contatto. Dopo i soliti convenevoli, “ciao” “come stai” “com’è il tempo da te” vengo al dunque e le racconto il sogno.
— Trovo significativo il fatto che quella ragazza abbia cercato di contattarti in questo modo, ma potrebbe benissimo essere un parto della tua mente, sai.
— Secondo te cosa potrebbe significare?
— Che gusto c’è se te lo dico io? Il sogno è tuo, quindi è tuo anche il subconscio. Devi capirlo da solo.
Con disappunto la ringrazio e non ne parliamo più.

Busso alla porta di Akrahm. L’ascensore è rotto e fare cinque piani a piedi è stancante, soprattutto con questo fottuto caldo da ferragosto. Il mio migliore amico apre la porta, ma è al telefono. Io intanto entro come se niente fosse, dopo tanti anni passati insieme abbiamo una certa familiarità.
— Dai patatina, è arrivato Dario. Ci sentiamo dopo, ok? Ciao piccolina, ciao.. —
Vedo che la sua chitarra è fuori posto, e gli chiedo — Ti stai esercitando eh? —
— Sì, è da stamattina che provo. Ho in mente una canzone sto cercando di suonarla.
— Come mai ci stai provando tanto duramente?
— Perché ho fatto un sogno particolare. Ti va se te lo racconto?
— Se sono qui è perché non ho altro da fare. — Dico scherzando.
— Beh ero in casa del mio vicino, non so perché. Sul divano c’è una ragazza molto carina che suona la chitarra con i piedi.
— Eh? Stai scherzando spero.
— Non prendertela con me, è soltanto un sogno. Però era straordinariamente brava, e quando io le chiesi dove avesse imparato lei mi ha risposto “ho imparato da Kami”.
Assurdo vero? Mi sono seduto sul divano con lei ed abbiamo chiacchierato del più e del meno, non ricordo di cosa abbiamo parlato nello specifico. Poi ci siamo baciati appassionatamente, all’improvviso. È stato fantastico, e ci siamo stesi sul divano abbracciandoci. Poi lei mi ha dato un biglietto con su scritto la sua email, dopodiché mi sono svegliato. —
— A parte il dettaglio dei piedi mi sembra.. interessante.
— Perché?
— Com’era fatta?
— Beh era vestita tipo rockettara, sarà stata poco più bassa del mio mento quindi un metro e sessanta penso. Capelli castani scuri fino alle spalle, occhi chiari e molto carina. Come mai? Cosa ti è venuto in mente?
— Avanti, ricordi che.. sette otto mesi fa ho sognato una ragazza vestita da strega che mi ha dato la sua email su un bigliettino? Era castana, capelli fino alle spalle e molto carina. Potrebbe esserci un collegamento, non ti pare? —
I primi cinque minuti è stato un po’ scettico, ma poi ha abbracciato la possibilità che possa esserci un qualche collegamento.
— L’hai raccontato a Cristina?
— No, chissà come la prenderebbe.
La sera mi connetto sul forum di Kami, “Sussurro Spettrale”. Lo frequento perché ci sono persone interessanti e si parla molto di paranormale. Stavo discutendo con Darkness sui diversi tipi di entità spiritiche.
— Oltre all’essere carnale e l’essere spiritico, esiste un terzo essere che vive nel mondo dei sogni. Il mio fantasma custode mi ha raccontato che è praticamente impossibile entrare in contatto con loro, anche per gli spiriti. Si cibano di energie forti e solo loro possono decidere quando entrare in contatto con un essere umano. Si dice che quando un essere del genere arriva nel tuo sogno quasi lo avverti, capisci che è un essere esterno.
— Perché dovrebbero entrare in contatto con essere umani?
— Per cibarsi di energia! Apparendo in certi modi nel sonno, possono provocare emozioni tanto forti da produrre energia con cui possono cibarsi.
— Sembra interessante, hai mai incontrato un’entità del genere?
— A dire il vero no.

Sullo schermo appare la mia ex ragazza. Bionda, occhi azzurri, viso da bambola. In genere è molto fredda ma con me è sempre gentile. In basso a destra un piccolo quadratino con il mio volto. Stiamo parlando in webcam, lei mi fa vedere le sue nuove carte. — Visto? Direttamente dalla Germania, sono nuove di zecca e fatte a mano. —
Tarocchi. Mi sono offerto di fare da “cavia” per la sua prima lettura con queste carte che secondo lei saranno “quelle giuste”.
— Allora, cosa vuoi sapere del tuo futuro? — Mi sorride misteriosa.
— So di essere scontato ma dimmi un po’ della mia situazione amorosa da qui a qualche anno. Facciamo cinque, o sono troppi?
— Niente è troppo per me, tranquillo.
Lei mischia le carte ripetutamente, sembra concentrarsi. Lei stessa mi ha insegnato a leggere i tarocchi, anche se non sono bravissimo so come funziona. Posiziona le carte coperte in una forma particolare, che non ho mai visto usare prima. — Che stai facendo? Non è la posizione che mi hai insegnato.
— Ognuno dovrebbe adattare il metodo di lettura secondo le proprie esigenze. Forse dalla webcam non si capisce ma ho segnato la forma di una coppa.
— E quindi? Aspetta, non me lo dire, forse lo ricordo. Gli elementi, giusto? La coppa simboleggia l’elemento dell’acqua. Ma non riesco a capire cosa c’entri comunque.
— Nella cartomanzia l’acqua rappresenta i sentimenti e l’amore. L’oro, la terra, rappresenta gli avvenimenti finanziari o comunque tutto ciò che c’entra con i soldi, mentre il bastone, simbolo del fuoco, viene collegato al lavoro. Infine la spada, l’elemento dell’aria, simboleggia gli avvenimenti negativi, la sfortuna, gli infortuni. È un simbolo molto negativo.
— Sono anche i simboli delle carte napoletane, giusto?
— Sì? Da me si chiamano carte bergamasche.
— Immagino che il nome cambi dalla regione allora. Quindi hai formato la sagoma di una coppa per poter leggere il futuro nell’ambito amoroso.. ma solo questo funzionerà?
— Finché qualcuno attribuisce un significato a un simbolo, questo avrà potere. E siccome erano segni fondamentali in passato, sicuramente hanno un potere più ampio di quanto tu possa pensare.
— La lezione è finita — Le sorrido — Proseguiamo?
Lei ride. — Sai che odio insegnare ma quando mi viene voglia non la smetto più. Adesso scoprirò le tre carte iniziali che indicano il bordo della coppa, queste rappresenteranno la situazione attuale. Mh, interessante.
— Cosa?
— La prima carta uscita è la tredicesima: la morte. Non devi preoccuparti però.
— Certo, lo so. La morte non rappresenta necessariamente la fine della vita, indica anche il cambiamento, vero?
— Esatto, o meglio un cambiamento radicale. Non saprei dirti in che modo cambierà questa relazione, potrebbe essere in meglio oppure vuol dire che non ha proprio futuro.
— Rassicurante.. andiamo avanti.
— Certo, la lettura non è ancora finita. Dobbiamo vedere le restanti due carte. Oh, l’appeso e la torre. Non mi sembra nulla di buono, vuoi che continui?
— Sì, per favore.
— Le tre carte insieme dicono che qualcosa cambierà ma, nonostante gli sforzi e l’impegno per tenere costante la relazione questa finirà in catastrofe. La torre non è mai nulla di buono. Vediamo adesso la base della coppa; il futuro prossimo. Oh, il carro, l’eremita, il bagatto, la forza. Niente di che, la tua relazione attuale sembrerebbe durare ancora per un po’ in ogni caso.
— Meno male.
— Passiamo alla singola carta che rappresenta lo stelo della coppa, indicherà il mezzo con cui arriverai alla situazione finale, praticamente tra quattro anni, e al tuo possibile amore.
Oh, il matto! Non potevo aspettarmi diversamente da una persona avventurosa come te, sempre nei posti più disparati. Sì, avventurandoti riuscirai a raggiungere.. fammi scoprire le ultime tre carte. Oh!
— Cos’è successo?
— La carta degli amanti mi è sfuggita di mano, cadendo in orizzontale. Potrebbe non significare niente, oppure.. dovrei prendere in considerazione entrambi i versi di lettura della carta?
— Vuoi dire che dovresti leggere la carta sia per il significato originale che per quello che avrebbe se l’avessi trovata capovolta?
— Esattamente, ma non darlo per certo. Non ho avuto possibilità di vedere come era posizionata originariamente quindi teniamo in mente entrambi i significati. Gli amanti indicano l’amore, o anche la comunione e la complicità con una persona. Al contrario però simboleggia i litigi, gli scontri, la gelosia e il tradimento. Stai attento. La seconda carta è la giustizia capovolta, questo non è un buon segno. Sta ovviamente a significare che questo ultimo amore coinvolge l’ingiustizia e la gelosia, se non addirittura tradimenti. L’ultima carta è l’imperatrice. Questo sicuramente indica una persona forte, ma anche autoritaria. Sarà forse una ragazza che ti comanderà a bacchetta e ti allontanerà dai tuoi amici perché è gelosa?
— Ma quella eri tu!
— Ah ah, ma non è vero!


È mattina, e per l’ennesima volta saltiamo la scuola passeggiando per la città. Appena Akrahm mi vede dice — E finalmente anche il più piccolo è diventato maggiorenne! —
— Dannato arabo stai zitto, abbiamo solo qualche mese di differenza. —
Mettiamo un po’ di musica con il mio lettore mp4, finché capitiamo su Ashley, degli Escape The Fate. Ad Akrahm viene in mente qualcosa.
— Mi sono ricordato che volevo raccontarti il sogno che ho fatto. Eravamo io e te in un parco, e vediamo una ragazza entrare in un centro commerciale. Tu mi dici “guarda, è la ragazza che abbiamo sognato!” e decidiamo di seguirla ma l’edificio era vuoto. In compenso c’erano gatti ovunque; sugli scaffali, per terra, sulle piante, sulle casse e così via. Decidiamo di dividerci per trovarla, e dopo poco arrivo in una stanza vuota ed in mezzo un divano su cui è seduta lei.
Parliamo un po’, poi mi siedo anch’io al suo fianco. Dopo un po’ ci baciamo ancora, ma era diverso dall’altro sogno. Sentivo di essere veramente innamorato, ed ero contentissimo, immerso nel mio amore. Mi sentivo anche tremendamente in colpa per averti lasciato indietro, ma anche per aver tradito Cristina. Lei però mi ha abbracciato e mi ha accarezzato consolandomi. Dopodiché mi sono svegliato. E sono stato molto malinconico. Anzi peggio. Nessun sogno mi ha mai messo tanta tristezza. Sapevo di averla persa. —
— Sei sicuro fosse lei? La stessa ragazza che abbiamo sognato?
— Certo, sei stato tu stesso ad indicarmela nel sogno. Era diversa, non mi sembrava più alternativa e rockettara ma comunque indossava vestiti neri.
— Che figata.. Questa volta l’hai detto a Cristina?
— Sì, c’è rimasta male. Ma cosa posso farci io? È solo un sogno..
Comunque quando mi sono svegliato mi sono accorto di star ascoltando Ashley degli Escape, perché avevo lasciato l’ipod acceso. Questa ragazza dovremmo chiamarla così.
— Ashley? Mi piace.
La notte stessa parlo con Marina al telefono, le racconto questa serie di sogni.
— Amore, dopo due anni che stiamo insieme dovresti capire che non credo in queste cose.
— Beh certo, ma potresti darmi qualche soddisfazione. — Rispondo scherzando.

— Mi trovo in una fiera di fumetti con te e Marco, dove per chissà quale motivo io ero nudo ma nessuno se ne accorgeva. Decidiamo di tornare a casa, e per qualche motivo la fermata del treno era situata proprio al centro del parco di casa mia. Appena scesi vedo tre ragazze, una è Cristina e tu vai da lei e la abbracci. L’altra è Vittoria che attende Marco, lui la bacia e la porta via. L’ultima non l’ho mai vista prima. Castana, occhi chiari, vestito un po’ ghotic nero, quando la vedo faccio un rapido ragionamento e capisco che è lì per me ma io non me ne ricordo. Allora lei prende la mia mano e dice di essere contenta di vedermi, mi porta in giro e ci abbracciamo per la strada. Incontro anche Darkness, hai presente chi è? Dai, quello del forum di Kami! Lui mi avverte con aria allarmata di fare attenzione all’edera, ma io lo ignoro perché sono troppo affascinato da lei, la ragazza. Mi sento d’un tratto in colpa perché ci sto provando con “faccia da troia”, in qualche modo sono impegnato con lei ma.. non m’interessa. Mi sento completamente perso. Ci abbracciamo, ci baciamo e mi sento completamente innamorato. Ricordo di aver detto qualche stronzata e lei ha riso, ha una risata dolcissima. Le tocco anche il culo e lei mi da degli schiaffi sulle mani dicendo “giù le mani, a cosa stai pensando?”. Però è strana.. parla molto lentamente, in un modo quasi ipnotico. Il sogno finisce qui. —
Akhram mi guarda socchiudendo gli occhi. — Quindi? —
— Quindi era Ashley! — Esclamo certo.
— Ne sei sicuro? —
— Assolutamente sì. E la sensazione di amore.. era incredibile. Quando mi sono svegliato ho pianto perché sentivo che nessuno mi avrebbe mai amato tanto.
— Capisco, anche io mi sono sentito molto triste.
Guardiamo il cielo, con calma. Io sono vestito elegante, devo far colpo su Ginevra, elegantemente chiamata “faccia da troia”. La cosa simpatica è che sono stato io ad affibbiarle questo soprannome, ma lei non l’ha mai saputo. Da quando io e Marina ci siamo lasciati sto cercando disperatamente una ragazza, questa è la prima che mostra interesse.
— Sei pronto? Hai bene in mente il discorso da fare?
— Prontissimo. — Affermo sorridendo.
— Vai e falla tua. —

Il telefono squilla a lungo, dopodiché una voce familiare dice — Dario? —
— Ehilà puzzone. Come va? —
— Sono le cinque del mattino, sei impazzito? Cosa c’è, nella tua nuova città non si dorme? —
Due anni fa incontrai una ragazza fantastica, Valeria, che ha subito rapito il mio cuore. Sei mesi dopo aver preso il diploma ho deciso di trasferirmi per vivere con lei, è stata una decisione improvvisa e dolorosa ma sono molto felice.
— Ho una cosa da raccontarti, molto interessante. —
Lui mugugna qualcosa.
— L’ho sognata ancora.
— Sono tutto orecchie allora.
— Ero a scuola, come se la frequentassi ancora. Incontro tutti i miei compagni di classe e i miei amici, a un certo punto vedo lei, la ragazza senza nome. E’ più giovane dell’ultimo sogno, potrei darle all’incirca quindici anni. Mi invita a uscire al cortile e parliamo. Questa volta io mi ricordo di lei, parlo del contesto del sogno, non ho capito che è Ashley ma al contrario dell’ultima volta credo di conoscerla. Ci abbracciamo e lei dice che non vuole che mi trasferisca. Il cortile è una foresta quasi magica e ci sediamo su un grosso fungo rosso e giallo. Lei quasi piange e chiede che ne sarà di noi una volta che ci separeremo. Vuole baciarmi per l’ultima volta ma io questa volta mi ricordo di stare con Valeria e non mi abbandono al suo amore incondizionato. Mi sveglio qualche secondo prima di dirle che sono già fidanzato e tutto ciò non ha senso. —
— Mi sembra una cosa interessante ma..
— Sono stanco di ricevere attenzioni in modo così passivo da quella sgualdrina. Dobbiamo fare qualcosa.
— E cos’hai in mente, sentiamo?
— Per ora nulla, ma ti farò sapere.

Qualche giorno dopo gli dimostro di essere di parola. Siamo in chat vocale su Skype, intanto gli passo numerosi link. È buio, le undici di notte, la nostra ora preferita. Lui è in silenzio, sento i “click” del mouse. — Che diamine è questo? —
— Sono studi sull’interazione nei sogni. È una cosa scientifica, sai? Non una fandonia alla Darkness. Ci sono diversi metodi per riuscire ad avere coscienza nel sonno. Prima di tutto c’è bisogno dell’auto convinzione. Prima di andare a letto bisogna ripetere mentalmente e in modo determinato “voglio essere cosciente!”, e vedrai che nel sonno riuscirai ad esserlo. Un altro modo è quello di avere un’abitudine particolare nel giorno e verificarla di notte. Che ne so, tu che sogni sempre treni, quando ti capita di viaggiare su uno di questi fai qualcosa di strano e fallo sempre. Dai un pugnetto alla parete ogni volta che entri in un treno. Se sognerai carrozze e proverai a fare lo stesso ripetute volte non ci riuscirai. È la stessa cosa di guardare l’orologio. Nel sogno l’ora non sarà mai la stessa.
— Ho capito ma che senso ha fare tutto questo?
— Se non riesci a fare cose che nella vita reale fai tranquillamente significa che è un sogno. Se inculchi nella mente questo processo e quando dormi ti accorgi di non riuscire a vedere che ore sono significa che stai sognando e, una volta che capisci questo, avrai coscienza e potrai agire come ti pare.
— Perché mi stai spiegando questo?
— Perché da qualche parte nel nostro inconscio sappiamo chi è Ashley. Dobbiamo solo chiederglielo.
— Non è un’idea così stupida, lo sai? Mi piace.
— Ti impegnerai nello scoprire chi sia questa donna?
— Sì, e non c’è bisogno che ti chieda lo stesso, vero?
— Già!

Sono a casa di mia nonna a mangiare. I suoi piatti tipici sono buoni, anzi fantastici. Adoro rimpinzarmi da lei. Lei mi fa le coccole e dice di non esagerare, dopodiché se ne va. È troppo bello per essere vero, mi sento soddisfatto e pieno. Una sensazione di immensa nostalgia mi pervade, la televisione è a un volume forse troppo alto ma non riesco ad afferrare le parole.
Mi affaccio alla finestra, è buio, i grattacieli sono luminosi e forti. Guardo in basso e c’è la stazione, un grosso cartello informa che ci troviamo a “Rovellasca Manera”.
Guardo vagamente il cartello, non mi impegno a leggere perché già so cosa c’è scritto. Aspetta, che città è questa? Mia nonna abita a Napoli, dove sono tutti i miei amici. Questa città non esiste qui. Non è reale.
La coscienza mi coglie all’improvviso come un pugno di un pugile professionista. Mia nonna è morta. Mi giro e la chiamo.
— Nonna! Dove sei? —
Ma non risponde nessuno. Il volume della televisione si alza vertiginosamente e dalla finestra vedo un’immensa luce. Mi volto a guardare, degli enormi meteoriti stanno cadendo sui grattacieli. Il cartello della stazione segna “Fine del mondo”. È ciò che sta succedendo.
Vedo una grossa palla di fuoco cadere verso di me, cerco di scappare ma non riesco. Sono troppo in alto, lontano dalla porta, queste cose nella vita reale non succedono ed è impossibile per me scappare in tempo. Il palazzo crolla, ma io sono vivo e vedo cadere tutto con tranquillità. Subito dopo mi trovo già tra le macerie, il tempo tra la caduta del palazzo e la mia ripresa è nullo. Come nei sogni, certo.
Cammino in una metropoli distrutta e abbandonata ma cerco di fare in fretta, non dormirò per sempre. Su un ponte lontano una piccola figura è abbagliata da un lampione. So già cos’è. Dopo la caduta dei meteoriti un sacco di mostri attaccano gli umani, noi torneremo in un’epoca primordiale dove dovremo combattere per la nostra sopravvivenza, come nelle mie fantasie. Vorrei apprezzare il momento in modo più intenso ma non posso, mi sono impegnato nella ricerca della verità e un mostro non potrà certo rispondere alle mie domande. Corro, ancora una volta il tempo passa in fretta e mi trovo già in un altro luogo. Mi trovo in un tempio giapponese con colonne rosso intenso e pieno di specchi. Vedo numerosi rifugiati, tra cui Akhram e Marco. Quest’ultimo ha una divisa da inserviente e mi saluta. — Sono mesi che lavoro qui con Gennaro ma lui è uno scansafatiche, non riesco più a sopportarlo. —
Akhram scrolla le spalle. — Ci troviamo in un sogno, lo sai? — Gli dico ma lui non mi risponde, guarda dietro di me. Mi volto anche io, una graziosa ragazza mi sta guardando ma c’è qualcosa che non va. È Ashley, la riconosco, ma è diversa. Ha le labbra tinte di rosso sangue, gli occhi senza iridi e sotto il leggero vestito bianco spuntano arti muniti di artigli e vene pulsanti. — Tu sei.. — le dico ma mi interrompe.
Non sento la consueta sensazione di attrazione e piacere, questa vola ho paura.
— Ti propongo una sfida. — Mi dice. Gli specchi si aprono come porte, dietro c’è un lungo tavolo. Sulle sedie ci sono mostri abominevoli, uomini in armatura o viscidi animali che mi guardano famelici. Dall’altra parte ci sono i miei cari, tutti i miei amici, le mie vecchie fiamme, la mia ragazza. — Siediti qui e difendili, se non ci riesci torturerò te e a chiunque hai voluto bene.
— Sfida accettata. — Le dico, ma poi mi sveglio.

Passo una giornata grigia e triste, la mia ragazza lavora, il telefono sembra non funzionare, non riesco a contattare nessuno. In università vedo il professore ma non lo guardo, sento la lezione ma non la ascolto. Sono immerso nei miei pensieri. Cosa voleva dire Ashley?
Che sia in realtà un pericolo? Dovrei smetterla di provare a parlarle? No, non se ne parla proprio.


Sono in camera mia, tutti i mobili sono bianchi e al centro c’è un letto su cui riposa Valeria. Io ho in mano un mazzo di fiori e piango, piango tanto. Sono le sei del pomeriggio, sono distrutto per la sua morte, sto piangendo da ore e ore. Accarezzo il suo volto bianco, quanto mi dispiace. Mi affaccio alla finestra e vedo un paesaggio grigio e scuro, il cielo è pieno di nuvole e per strada molte persone vestite di rosso con ombrelli rossi passeggiano. Mi giro verso la mia defunta amata, non ho tempo per pensare agli altri, devo tornare a piangerla. dovrò piangere per altre due ore mi dico guardando l’orologio. Segna le tre e mezza.
Non è giusto però. Prima non segnava quell’ora. C’è qualcosa che non va. Mi giro a guardare il cadavere, seduta sul letto di fianco a lei c’è Ashley. Questa volta non è un demone ma ha sempre il sorriso rosso acceso e l’abito bianco. Accarezza la mia amata.
— Vuoi ancora sapere la verità? Cosa sono e cosa voglio? Com’è che mi chiamasti, “sgualdrina” eh? —
Non le rispondo, i pensieri girano per la testa come anguille e non riesco ad afferrarne nemmeno uno. Mi accorgo di un rapido cambiamento, questa volta mi trovo nella stanza da letto di Akhram, senza mobili. A terra è stesa Valeria. Ashley si avvicina suadente.
— Voglio che tu mi ami e che ti abbandoni a me. Non dev’esserci nessun’altra. —
— Capisco. — Dico ma i miei pensieri sono diversi. Non posso, non voglio, io sono impegnato, amo un’altra ragazza, ma non riesco a dirlo.
— Baciami davanti al cadavere della tua ragazza, sii mio. — Dice in un modo tremendamente attraente. È vicina a me, il suo volto sfiora il mio, le sue labbra sono rosse e attraenti.
Non posso, ma come posso resistere? Lei sta ferma, aspetta che sia io a fare la prima mossa. Una forte sensazione di sensualità pervade il suo corpo, non provo altre emozioni.
Quindi le mie labbra sono sulle sue, la abbraccio e la bacio. La sento sorridere comunque. Si stacca da me e si stende su un letto che prima non c’era. Alza il vestito, apre le gambe e mostra il suo sesso. — Tradiscila, fai l’amore con me mentre a terra c’è il suo corpo. — La sua voce è suadente ma questa volta non ci riesco. Sta scherzando? Il suo obiettivo qual era? Non posso arrivare a tanto. — Mi rifiuto. —
Lei è già vicino a me, mi guarda infuriata. — Come no? —
— No. —
Ho paura. Ricordo cosa disse Darkness. “Provocano forte emozioni per cibarsene.”
Lei è sul cadavere della mia ragazza, ancora in forma demoniaca. Le sue mani sono munite di artigli, fa paura. Valeria si sveglia. — Che succede? Perché non posso muovermi? —
— Piccola! —
Valeria piange. Ashley mi guarda e sorride. — Devo punirti, voglio farti capire che faccio sul serio. –
La ragazza graffia Valeria. Le strappa la carne dal braccio, dalla guancia, le tira via addirittura un seno. Terrore e disgusto mi avvolgono, corro dalla mia amata e Ashley già non c’è più.
— Dove sei? Aiutami.. aiutami. — Dice e non faccio neanche in tempo a piangere che già mi sveglio.
Dal cuscino bagnato mi accorgo di aver già pianto.
Oggi è sabato, giorno libero dall’università ma Valeria lavora e non posso sentirla. Anche se ho una grandissima voglia di vederla e abbracciarla. Mentre faccio colazione qualcuno bussa al campanello e quando apro la porta mi viene il terrore. Due ufficiali della polizia si presentano e mi informano tranquillizzandomi che la mia coinquilina e fidanzata è stata coinvolta in un grave incidente e ora è in ospedale.
Poche ore dopo sono già da lei. Mi hanno permesso di vederla ma sta dormendo. Quando la vedo è quasi completamente bendata. L’infermiera mi informa che è stata investita da una macchina, la parte sinistra del suo corpo è completamente rovinata. Non ha più un seno, hanno dovuto rimuoverlo perché stava andando in cancrena. Già.
Mi sento terribilmente in colpa, piango mentre la accarezzo e resto tutto il giorno in ospedale, fino ad addormentarmi sulla sedia.

Mi trovo in un ufficio di lavoro buio, sono appesi molti sacchi della spazzatura e non capisco perché. — Questo è un sogno. — Mi dice Ashley. — Così facciamo prima, no? —
È vestita con un elegante completo nero maschile. Lei nota che lo sto guardando
— Ah sì, so che ti piacciono molto le ragazze vestite da maschio. Mi trovi fantastica, vero? —
— Hai ferito la mia ragazza, non posso perdonartelo.
— Ti sbagli amore mio. Sei stato tu a colpirla, non ti sbagliare.
— Non rivolgerti a me come se stessimo già insieme.
Lei ride e mi dà un colpetto al naso con le dita. — Non fare lo stupido. —
Mi guardo intorno, fuori le finestre c’è il buio totale. Solo nero. — Ti chiedi dove siamo? Non importa un granché, voglio solo chiederti di fare un bel gioco. —
La guardo e sento qualcosa tintinnare. Solo adesso mi accorgo di esser vestito da principe ottocentesco, un vistoso abito blu e una spada appesa al fianco. — Devi colpire con la tua arma tre di questi sacchi. Dentro uno di questi c’è il tuo amico Marco. Sono in tutto sei sacchi della spazzatura, se riesci a non colpire il tuo caro amico hai vinto. — Sorride.
— Non farò mai una cosa dal genere. — Dico, ma lei ha la risposta pronta.
Sulla scrivania dell’ufficio c’è Valeria nuda e coperte di bende. Lei ha un’ascia da guerra in mano, sporca e arrugginita. — Sai già cosa farò se ti rifiuti. —
Maledetta stronza di merda. Cosa devo fare? Indugio sui sacchi della spazzatura ed estraggo la spada. Tutti i bersagli sono immobili, è impossibile per me capire dove si trovi il mio amico. Provo a punzecchiarne uno, questo dondola silenziosamente. Tiro un sospiro e lo colpisco affondando la spada. Sento un urlo straziante e fiotti di sangue escono dal buco creato dall’arma. Cazzo! Ho colpito lui al primo colpo, non riesco a crederci.
Ashley ride. — Tranquillo, fanno tutti così ma ti assicuro che non hai colpito Marco. —
Ansimo spaventato. Che gusti macabri. Ora oltre al mio respiro profondo si sentono gocciolii di un sangue che non esiste. Mi avvicino all’altro sacco e spero con tutta la forza di essere fortunato. Colpisco con forza il secondo bersaglio e questa volta l’urlo è femminile.
— Eh no, questa volta non è lui. Che fortunato che sei! Hai solo ucciso.. com’è che la chiamavi? “faccia da troia”!
— Vuoi dire che dentro tutti i sacchi ci sono persone che conosco?
— Esatto, ma il tuo compito è non colpire il tuo migliore amico. Gli altri sono tutte persone a cui non vuoi particolarmente bene, o almeno non quanto i tuoi cari amici.
— chi ho ucciso per primo?
— Il fratello di Akrahm.
— Puttana.
— Non mi sembra il caso di rivolgersi così alla propria ragazza.
Scattando in avanti la colpisco con la spada, è tutto velocissimo e lei non se ne accorge, quasi non l’avessi mai fatto. Affondo la mia arma nel suo petto e nello stesso momento mi sveglio.
Il cuore mi fa male, avvampo e non respiro più. Mi accascio a terra ed è l’ultima cosa che mi ricordo.

Sogno ancora, sono al buio e l’unica cosa che vedo è lei piena di lividi e sangue che mi guarda arrabbiata. — Non posso agire in queste condizioni ma sappi che te ne pentirai. —


— Il tuo cuore ha ceduto all’improvviso e ora è fiacco e debole. Dobbiamo attaccarti alle macchine. — Dice l’infermiera.
— Va bene. Come sta Valeria?
— Non si è ancora svegliata. Non ci riesce.
Resto in silenzio, triste. Passo la giornata a guardare nel vuoto. Sono in trappola, avrei dovuto evitare di sfidarla. Mi rovinerà la vita, non posso neanche addormentarmi. Cosa posso fare?
Sarò costretto a vederla ogni notte, d’ora in poi, mi assillerà finché non avrò ceduto. Perché l’ho fatto?
Verso il pomeriggio mi chiama Akrahm. — Mio fratello è morto. — Mi dice. Lo so, ma come posso dirlo? — Mi dispiace. — È colpa mia. — Anche Anna è morta. — Sì, ho ucciso anche “faccia di troia”. — E tu e Valeria siete in fin di vita. Cosa sta succedendo? — È in lacrime.
— La storia è così lunga e strana che non ci crederesti. Fatti dire solo una cosa; evita Ashley.
— Non me la sento di parlare di queste cose proprio adesso.
— E invece dovresti. È colpa sua, la notte mi tortura e fa del male alle persone e quando mi sveglio sono morte.
— Non dire stronzate! — la sua voce è aspra e dura. — Ashley mi ama, non farebbe mai del male a persone del genere. È la mia ragazza ideale, e farebbe di tutto per me, non mi tradirebbe in questo modo. È la mia compagna notturna.
— Questo perché non hai un’altra ragazza, sei single adesso ma è gelosa, non vorrà nessun altra! Ascoltami, ti prego, non essere.. —
Ma lui attacca il telefono, non vuole credermi.
Cazzo.


Ci troviamo in un campo di fiori bianchi, all’orizzonte si vedono solo altri campi. Nessuna montagna, albero o città. Solo fiori bianchi. Il cielo è grigio con una leggera sfumatura dorata.
— Sii cosciente, non è reale. Questo è un sogno. —
È Ashley.
Vestita con una lunga tunica verde e un mantello, in testa ha un cappello a punta da strega.
— Ti piaccio, vero? So che hai un debole per i vestiti come questi. Le prime volte che sono comparsa ho attratto subito la tua attenzione.
— Perché?
Mi lancia uno sguardo interrogativo ma divertito, abbozza un sorriso pieno di lucida labbra lucente.
— Perché tutto questo?
— Vuoi una spiegazione? Certo, te la meriti ma non sei il solo.
Dietro di lei c’è una figura che mi da le spalle. — Akrahm, questo è un sogno. Sii cosciente.
Lui si volta, è vestito da valido guerriero arabo. Ha un turbante e una lunga tunica bianca con vari pezzi d’armatura e bende. Sta molto bene.
— Sono una predatrice. Amo cacciare con calma e pazienza. Non ve ne siete accorti ma io sono sempre stata nei vostri sogni fin da quando siete nati. Conosco le vostre vite e le vostre esperienze. I sogni erotici e gli incubi, li ho scatenati io. —
Attorno a noi appaiono diverse persone, tutte di nostra conoscenza. C’è Valeria, Marco ma tantissimi altri come Kami, Darkness, Mauro, Ciro, Erica, Lodovica, Jessica, Raffaele, Domenico.
I miei genitori, la famiglia di Akrahm, i miei compagni di scuola.
— Voglio che diventiate i miei schiavi e le mie guardie. —
— Come i demoni che sono apparsi di fianco a te in quel sogno.. — Sussurro.
— Esatto, e il vostro amore sarà cibo eterno per me.
Cosa sei esattamente tu, dannata?
— Non l’hai capito? Ho lasciato tanti messaggi nei vostri sogni. — I miei pensieri sono parole, la mia mente è questo mondo. — Il vestito, i gatti neri, le citazioni dei vostri amici.. —
Riguarda il paranormale, la magia, l’esoterismo, i demoni.
— Sei una strega. — Dice Akrahm.
— Sono tantissime cose.
Sorride compiaciuta. — Volevo adescarvi pian piano, spingervi a uccidere i vostri amici sarebbe stata l’ultima prova dopo anni di amorevoli cure. Ma voi siete riusciti a raggiungermi prima. Tu perché eri in cerca di risposte, lui perché mi voleva. Ma io non posso essere solo di una persona, ho bisogno di tutti voi.
— Perché ti sei arrabbiata tanto quando ti ho raggiunta? — La mia voce e quella del mio migliore amico sono sincronizzate, parliamo allo stesso momento. — Siete le prime persone che mai mi abbiano raggiunto, e questo non doveva succedere.
— Perché siamo qui allora?
— Ci lascerai mai in pace.
— No. Mai.
— Cosa dobbiamo fare?
— Uccidervi.
Guardo le mie mani coperte da una spessa corazza di cuoio. Sono vestito come un soldato romano, ho una daga nel fodero. — Perché?
— I sentimenti che proverete nel combattere, uccidere e venire uccisi è terribilmente appagante. Chi vincerà sarà pervaso da un’energia così asfissiante che cambierà forma.
Il perdente resterà nel limbo per tanti, tantissimi anni.
Non riesco a crederci. Davvero dovrà andare così? Non ho alternative?
Schivo per un pelo una sciabolata da Akrahm. — No. — Dice lui. Mi difendo con la mia lama, paro i suoi colpi. — Perché fai così? — Sferra un colpo abilmente scansato. — Non mi rimane niente nella vita, voglio lei. — Devio la sua lama e mi porto alle sue spalle. — Avrà altri amanti e saranno sempre più numerosi. — Li ucciderò. —
Non attacco, paro con destrezza ma anche con fatica. — Perché? Sono tuo amico, non puoi fare questo dopo tutto ciò. — Non l’ho dimenticato. — Dice lui con voce spezzata. Tutte le persone attorno a noi applaudono in modo insensato. — Faccio la cosa migliore per me, ti prego, capiscimi. — Sta piangendo mentre combatte. La rottura con Cristina l’ha ridotto così? Cos’è successo che non capisco? — Mi dispiace, Dà! — Urla, e allora capisco. Butto via la lama e lo aspetto. — Bastava chiedermelo, idiota. — Dico secco e triste.
— Ti ringrazio, sei il mio migliore amico. —
— Anche tu lo sei per me ovviamente. Fai quello che ti fa stare meglio. —
— Sei pronto?
— Sì.
Poi fu buio.
Io sono seduto a terra nudo, di fronte a me c’è Ashley, anche lei nuda. — Perché l’hai fatto? Proprio non mi vuoi?
— Non capisci. Dove sono?
— Nel limbo. Sei in coma, il tuo cuore non regge più ma il tuo cervello non permette all’anima di sognare.
— Capisco.
— Cosa farai?
— Non vuoi convincermi a stare con te?
— Hai perso, sono le mie regole. Non sei degno di stare al mio fianco. Cosa farai allora?
— Penserò alla mia ragazza. Mi manca.
— Sei così innamorato della tua ragazza e così devoto al tuo migliore amico da lasciarti scappare un’entità che ti permetterebbe di star bene e sentirti innamorato e appagato per l’eternità e vivere nel limbo?
— Già.
— Congratulazioni.
— Dov’è Akrahm?
— È di fianco a me, ma non puoi vederlo.
— È felice?
— Sì.
— Quando uscirò dal coma troverò un modo per trovarti e ucciderti, Ashley.
— Io non mi chiamo Ashley.


Fine.