giovedì 22 ottobre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 04

Ho assalito quel muro.
L'ho preso a sassate, l'ho riempito di crepe, di buchi, l'ho distrutto.
La pietra che usavo si è sbriciolata tra le mie mani, per la mia veemenza.
Con le mie mani viola, prive di sensibilità, ho preso a pugni quelle crepe.
Ho dato morsi, testate, calci, spallate.
Mi sono fatto male, ho subito contusioni, graffi, lividi.
Quando il muro cominciò a mostrarsi pericolante, ha smesso improvvisamente di cedere.
Più vicino vedevo il mio traguardo, meno possibile mi sembrava.
Arrivò un momento in cui ero convinto che non ce l'avrei fatta.
In ginocchio, testa china, mi sono arreso.
Rabbrividivo, alitavo sulle mani per riscaldarle ma non sentivo nulla.
Attorno a me c'erano polveri di diamante, pezzi di mattoni di ghiaccio, briciole di pietre.
Quando pensai di rinunciare ed andarmene, il muro crollò.

Sbirciai nella camera.
Quella che vedevo era una stanza da pranzo bianca, pura, fredda ed immobile. Un lungo tavolo ospitava decine di sedie, piatti e posate.
Sedetti al capotavola, un trono pieno di fronzoli e rose bianche quasi come porcellana, e guardai i miei ospiti invisibili.
Benvenuto, nessuno. Sono molto felice che nessuno sia venuto a trovarmi, a farmi compagnia ed a tenermi caldo.
Grazie, nessuno.
Poggiai i piedi sul tavolo; non importa se è maleducazione: nessuno mi guardava.



{(@)}

venerdì 16 ottobre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 03

Non so quanto tempo sia passato, ma sono riuscito a spaccare una buona parte del muro, finalmente riesco ad intravedere qualcosa.
Credo sia una sedia.

giovedì 15 ottobre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 02

Ho cominciato a picconare.
C'è una stanza dove non posso entrare. C'è una porta, ma è chiusa.
Credo sia normale; è di ghiaccio, i meccanismi sono andati a fottersi.
In tutto il castello, l'unica stanza con una porta chiusa è questa.
Allora ho deciso di picconare.
Sono ore che colpisco il muro con una pietra.
Si sta facendo una bella crepa, non ho intenzione di interrompermi.
Ho le mani congelate, le mie dita sono viola ormai, la pietra è freddissima ed emette addirittura fumo.
Muovermi ed usare la forza in questo modo aiuta a riscaldarmi, comunque.
Non c'è il tempo, non c'è il buio.
E' sempre mattina, ed io piccono in quest'infinità di ghiaccio.





Voglio sapere cosa c'è dentro quella stanza.




Non è una curiosità morbosa ed ossessiva.
Non ho niente da fare. Assolutamente niente.
Il mio è solo un obiettivo che mi sono prefisso, nient'altro.

lunedì 12 ottobre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 01

Sono ancora nel ghiaccio. Poco ci posso fare, non so perché sono tornato qui.
Scrivo direttamente da lì, credo che risiederò in questa specie di castello per molto tempo.
Ho esplorato il luogo, con mia sorpresa ho scoperto che è ormai completamente disabitato.
Non c'è più nessuna strega, è sicuramente morta. Ora l'unica persona che mi rinchiuderà, e l'unica persona con cui dovrò confrontarmi sarò io.
Ho dato anche uno sguardo all'esterno. Non c'è nessun cancello, o recinto, o quelle robe maestose che solitamente mettono nelle reggie. Il castello sembrava semplicemente piazzato lì, nel nulla di ghiaccio.
C'erano alberi senza vita, completamente bianchi, freddi e morti.
Non c'era nemmeno la neve. Dando uno sguardo al paesaggio, si nota che l'orizzonte si fonde col fondale. Non esiste nemmeno differenza tra cielo e terra. Mi circonda un'enorme tintura bianca-azzurra. C'è sempre un orizzonte, per questo mi sembra quasi di scorgerlo quando guardo lontano.
Se qualcuno vuole raggiungermi, do' un paio di indicazioni: cominciate a camminare in una direzione qualsiasi ed immergetevi nei vostri problemi.

Non so se esplorare dentro. Ho quasi paura; prima mi è parso di scorgere uno specchio. Ma se non fosse un'immagine riflessa?
Mi acciambello fuori al cancello, resterò qui finché non mi deciderò di agire.
Non posso scappare da qui come l'ultima volta..

domenica 11 ottobre 2009

Whof


Per chi conosce la lingua, vuol dire "Fratello, la vita è fatta di momenti, e questo è il momento in cui te ne vai". Appena l'ho letta ho sorriso e non ho potuto non citarla.

Ultimamente ho girato parecchio, ma c'è stato un momento in cui ho finito veramente ogni risorsa.
Nè mezzi di trasporto, nè amici. L'unico compagno che avevo era Bullo, un androide preso dalla città industriale, ma ha smesso di funzionare in qualche modo. Mi è dispiaciuto parecchio.
Comunque son rimasto sulla strada per qualche giorno. Non so se avete presente lo sfondo standard di windows, quello della collina. Era tutto così, la sensazione di infinito e di verde ti sfiniva, non potevi immaginare che ci fosse qualcosa oltre tutte quelle colline, tutte uguali.
Non mi è piaciuto.

lunedì 5 ottobre 2009

Whof

Stamattina sono andato in una città industriale, Alfa Beta 05.
Aveva palazzi altissimi e pieni di tubi da cui usciva vapore o qualche gas inquinante. Era un casino, continui rumori sordi assordavano, ma per la gente che abitava lì era normale. Il rumore dei macchinari e dei lavoratori si fondevano e probabilmente parevano familiari quanto il loro battito del cuore.
E' stato divertente, ed un tizio, Gregor, mi ha invitato a pranzo da lui, ma ho rifiutato.

Tra l'altro, ho assistito all'inaugurazione della Macchina del Tempo a vapore, ma possiamo chiamarlo un fallimento.