martedì 24 novembre 2009

Arco del Castello di Ghiaccio 12 - Ending


Eccomi praticamente allo stage finale.
Probabilmente dovrò affrontare ciò che mi ha spinto a venire qui, ad appollaiarmi fuori dal castello, ad entrare, a scorgere qualcuno, a rompere il muro, e così via.
Dinnanzi a me c'è nessuno, e non mi guarda.
E' per te che sono qui, ti ho sempre intravisto, mi hai sempre chiamato.
Nessuno, tu, vuoto di niente, strega e me stesso.
Avevo bisogno di te, ho bisogno di te, come posso superare questo castello se devo affrontarti, se ti voglio, se non posso abbandonarti, diamine nessuno, ti voglio, non sono nessuno senza di te
Cammino e lo sfondale da prigione da castello di ghiaccio scompare, non esiste più, raggiungo l'essere essenziale, raggiungo nessuno nel suo habitat.
E' tutto nero, al diavolo il castello, siamo io e te.
Tu stai fermo, nemmeno mi guardi, nemmeno esisti, chi diamine sei devo capirlo, ed io mi inginocchio ed apro le braccia.
Vieni a me, nessuno, preoccupati di me, stammi vicino come hai fatto.
Sono venuto per te, perché ora non mi guardi?
Il nessuno ha più forma di quanto immagino; ha una sagoma ed un'esistenza, so che guarda, so che vive, ma non vive adesso, non è di fronte a me.
Chi ho davanti, nessuno?
Nessuno ho davanti, nessuno.
Allora urlo e ti dico, torna da me nessuno, perché non ci sei, perché non mi parli, perché, perché?
Ti voglio nessuno; poggio i pugni a terra, ho bisogno di te nessuno.
Perché tu non sei nessuno, qualcuno probabilmente sei.
Non sarei venuto qui senza di te, non sei nessuno, sei qualcuno, ma sei nessuno.
Nemmeno hai gli occhi, non mi guardi, nemmeno li possiedi quegli occhi, dove guardi sgualdrina, perché non guardi me, ti voglio, arriva, vieni, esplodi, fai qualunque cosa ma voglio che tu giaccia con me.
Il nulla mi circonda, ma ho un pavimento dove posso inginocchiarmi, c'è il freddo che mi uccide, non sono da nessuna parte, ma dove sono quindi?
Vedo solo nero e tu, nessuno, sei nero, scuro.
Sei la brina, sei del fumo, evanescente, scompari, ci sei, non riesco a capire.
Come supero il castello senza di te? Devo farlo, senza di te.
Ma tu non guardi nessuno,



perché?



Soffio, sbuffo fumo bianco.
Soffio, ergo sono.
Sono, ergo vivo.
Nessuno, tu sai soffiare? Faccio leva su tutto il mio autocontrollo, mi guardo intorno, sono ancora nel castello.
Respiro profondamente, respiro lentamente, e vado. Stavolta corro.
I muri cedono e scompaiono, sotto di me si allarga il vuoto ed il nero.
Sono nel nulla e rivedo nessuno. Continua a non guardarmi.
L'apatia del muro da rompere, me la ricordo. Probabilmente sono arrivato nel castello in cerca di distrazione, e lui mi ha aiutato. Cercavo di evadere i miei sentimenti, ed ho avuto la grazia.
Poi l'ho ricevuta. Rispedita al mittente. Tutti i sentimenti a cui non ho più badato.
'Fanculo figlio di puttana, troia, sguattera. Nessuno non bada più a me.
Resisto, stringo i denti, cerco di non vomitare tutte le mie emozioni.
Quasi rimetto, praticamente esplodo, ma no, non posso, resisto. A bocca chiusa, guardo il mio nessuno.
Avanzo e lo raggiungo, lo sfioro col volto. Ma lui è evanescente, non esiste, è qui ma allo stesso tempo è dappertutto. Lo sfioro lo stesso.
Estraggo la spada e la punto contro nessuno. Me ne rendo conto tardi, ma in mano ho una pietra di ghiaccio.
Inspiro e lancio la pietra contro nessuno. " Al diavolo! " urlo.
Ma non è l'approccio giusto, evidentemente. La roccia si infrange contro il nulla, e tutto si rompe. Nel silenzio del vuoto esplode un fragore insopportabile. Il nero che mi circonda cade a terra, a pezzetti, come se la realtà che mi circondava non fosse stata altro che un vetro nero.
Ora però sono nel bianco, ancor più vuoto. Non ho cambiato posto, ho solo cambiato modo di percepire il luogo.
Inveire non serve per ciò di cui ho bisogno.
Nessuno continua a non guardarmi, ed io lo fisso. Prima con rabbia, poi con dolore, con tristezza, con pietà, con amore, con ammirazione, con trepidazione.
Cos'ho visto fuori al castello?
Cerco di concretizzare, non nessuno, bensì qualcuno. Stessa faccia della stessa medaglia.
Quasi si delinea il volto di una ragazza. Mi innamoro.
Intravedo i lineamenti di un uomo di mezz'età, con i baffi. Lo odio.
Il profilo di una donna severa, con un libro, appare appena. Ho paura.
Tendo una mano, ed il nessuno evapora, come sbuffi di vapore, o di farina, o di piume o bolle di sapone.
Socchiudo gli occhi; devo affrontare queste persone, a che serve il castello?
Sono fuggito forse da loro?
Guardo a terra.
Che futilità; un castello mi ha accolto perché avevo paura, provavo rabbia, che ne so.
Un castello mi ha cullato, ed in preda a non so cosa, ho vaneggiato, sono esploso e ricomposto.
Un castello mi ha messo alla prova, mi ha fatto sputare sangue per i miei errori.
Ma niente di tutto ciò ha avuto un senso materiale.
Perché, castello, mi hai riportato indietro? Non dovevi accogliermi?
Sì, probabilmente rinfacciarmi qualcosa era il modo migliore di farmi rendere conto.
Rendere conto che dovrei smetterla.
Forse.
non saprei.

Alzo lo sguardo, sono per strada. Le macchine viaggiano frenetiche, l'aria è irrespirabile, le persone scorrono senza fine.
Sono tornato qui. Niente effetti speciali, niente sangue, niente roba figa. Solo io ed il vero, circondati da qualcuno. Mi serve il nessuno. Al diavolo, torno a casa.
Lo smog aleggia per le strade. Non esiste il silenzio, le voci di centinaia di persone si fondono insieme e diventano un unico sottofondo. Come l'inesistente rumore della goccia che cade diventa un fragore quando è accompagnato dagli altri con la pioggia. Sento le persone fisicamente che mi sfiorano, mi toccano, sbattono contro di me. Le persone puzzano, o profumano. Hanno la loro essenza, loro esistono. Mi toccano, io sbuffo e, sì, noto che esisto anch'io.
Sento un cane abbaiare, sento un venditore ambulante urlare ai quattro venti i propri prezzi stracciati. Negozi espongono mercanzie dalle dubbie qualità ed utilità. Esistono.
Mi incammino, e mi dirigo laggiù, da qualche parte, per concretizzare qualcosa che niente mi ha detto.
Si muore dal caldo, comunque.

Leggiadro, proseguo.












5 commenti:

  1. Te l'ho già detto ma amo il tuo stile.

    Amo come le tue storie siano assolutamente surreali ad una prima occhiata ma poi, se ti lasci coinvolgere (e restare distaccati *è* difficile), svelano sentimenti e riflessioni che sono assolutamente caratteristici dell'essere umano.

    Stupenda la figura (o non-figura?) del nessuno, e ancora di più il confronto con esso.

    Continua così! \0/

    RispondiElimina
  2. Awww TwT
    Congratulazioni per averlo portato a termine!
    E' stato molto carino =w= <3
    Ora aspetto la prossima storia owo!!

    Vai vai Fra!

    RispondiElimina
  3. Bel modo di concludere una evoluzione.
    Mi piace il modo in cui si ritorna alla normale rileveanza della fisicità dei corpi.

    E il modo in cui Nessuno sappia essere allo stesso tempo entità e nonentità, negazione continua e costante di ogni cosa dici.
    Insomma, è un bastiancontrario sempre e comunque, tanto per il piacere di esserlo. D:

    E vabbè, questa finisce qua. Attendo una eventuale prossima produzione, grazie della lettura!

    -Cless

    RispondiElimina
  4. Mi è piaciuto molto! Il pezzo finale stacca bruscamente con tutto il racconto, come il risveglio da un sogno.. ma, paradossalmente, è proprio questo pezzetto di realtà che rende tutto il resto molto reale. Mi piace molto la scelta del castello di ghiaccio come simbolo..anche nessuno è molto interessante xD, più che altro grazie al significato che gli hai dato nell'ultimo post! L'atmosfera l'hai resa benissimo comunque..sei riuscito a farmi venire freddoooo xDD <3

    RispondiElimina
  5. La parte riguardante nessuno è magnifica.
    Sei un folle!

    RispondiElimina